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"Non vivo più da quando mi è successo! Vivo ossessionata dall’idea che stare di nuovo male. Sono sempre in ansia! Era una mattina come tante, mi stavo svegliando e all’improvviso ho sentito che il respiro diventava affannoso, sembrava quasi si fermasse. Respiravo sempre più rapidamente. Mi sentivo stordita e disorientata. Non riuscivo ad alzarmi, mi girava la testa. Tremavo e sudavo. Il cuore batteva all’impazzata e avevo dei dolori al petto. Da allora vivo con la paura che possa riaccadere. Non penso che gli altri mi possano aiutare, non saprei cosa chiedere, eppure non riesco a stare sola, ho paura! Non riesco a uscire, a prendere i mezzi pubblici, ad andare nei locali e quando sono più agitata non vado a lavoro, mi vergogno e ho paura. Al tempo stesso non mi sento tranquilla neppure a casa. Mi sento tanto sola e confusa."
L’ansia è fondamentalmente uno stato di allarme, la sua funzione di base è quella di consentire un livello di vigilanza utile a migliorare la qualità delle nostre prestazioni (affrontare una prova, un esame, ecc.), o quella di segnalarci un disagio, un pericolo.
L’ansia rappresenta dunque, una condizione normale e fisiologica, in relazione a stimoli o circostanze che ne elicitino l’attivazione. Tuttavia, superata una certa soglia, essa può comportare effetti negativi sulla prestazione e ostacolare il raggiungimento degli obiettivi personali e, nel corso del tempo, può avere degli effetti negativi sul tono dell’umore, generando difficoltà ulteriori.
Il panico è la forma estrema e incontrollata dell’ansia e, generalmente, viene percepito come uno stato che irrompe improvvisamente, apparentemente senza una ragione. Una sensazione di impotenza conduce la persona a credere di essere in trappola in una situazione pericolosa o sotto la minaccia incombente di uno scompenso interno. Quando l’ansia è troppo intensa l’individuo tende a catastrofizzare: "Sto diventando pazzo", "Sto per morire", "Mi comporterò in modo bizzarro" e ad avere la paura della paura, fenomeno meglio conosciuto come attacco di panico.
Nel panico oltre a un’inibizione delle funzioni cognitive conseguente alla paura di morire, soffocare, o impazzire, è possibile avvertire un cambiamento nelle percezioni di sé e del mondo esterno (depersonalizzazione e derealizzazione), sintomi fisici: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, brividi, dolore al petto, sensazione di torpore o di formicolio, nausea, dolori addominali, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di svenimento, di testa leggera. Spesso chi ne soffre pensa di avere una malattia organica e si rivolge in prima battuta ai medici pensando che gli stia accadendo qualcosa di grave.
" Sono entrato in pronto soccorso convinto che mi stesse venendo un infarto o un ictus! Fate qualcosa, gridavo, sto morendo! Non volevo credere che non avessi nulla. Mi hanno dato un calmante e mi hanno rimandato a casa, consigliandomi di consultare uno psicologo. Non l’avrei mai immaginato! "
Sensazioni spaventose, dunque, ma innocue. E’ proprio questo il paradosso: apparentemente non c’è nessun pericolo, di quelli catastrofici, temuti, nessun rischio per la salute o per l’incolumità propria o altrui, eppure la sofferenza di chi vive una crisi di panico è proprio quella relativa a questo genere di eventi.
Le cause, mai banali, vanno ricercate e indagate e rappresentano un’espressione delle difficoltà che la persona sta affrontando in un dato momento della vita, senza esserne sufficientemente consapevole. Per questo è importante prendersene cura.
Sintomi
Gli Evitamenti
L'evitamento è una strategia difensiva che permette di non entrare in contatto con le situazioni temute riducendo momentaneamente i sintomi psico-fisici di ansia e paura. Pur essendo protettivo, lo scopo degli evitamenti, essi generano altri problemi, rinforzando le paure e peggiorando la qualità della propria vita.
Chi soffre di attacchi di panico, a volte tende ad associare le sensazioni che prova con il luogo e le condizioni in cui le ha provate. Questo induce un conseguente evitamento progressivo di tutti i luoghi e le situazioni che in cui è avvenuta la crisi.
quando evitare diventa una tendenza abituale e automatica si innesca un circolo vizioso nel quale ogni evitamento predispone l'evitamento successivo e si cristallizzano le emozioni di paura, vergogna, tristezza con le conseguenti convinzioni errate su di sé (sono impotente, inadeguato, incapace, indegno) e sugli altri o il mondo (gli altri non capiscono, le persone mi giudicano, nessuno può aiutarmi, il mio destino è segnato, ecc..).
Come si classificano i disturbi di ansia
Cura
Esistono interventi specifici e concreti per risolvere i diversi sintomi dell’ ansia, di matrice prevalentemente Cognitivo-Comportamentale. E’ possibile dunque trovare sollievo rispetto alla propria sintomatologia in un tempo piuttosto breve (circa 12 incontri). In un clima collaborativo, terapeuta e paziente possono lavorare per identificare e correggere le concezioni errate sull’ansia, sui pericoli percepiti, affrontando i comportamenti che mantengono un problema e ne bloccano la soluzione. preoccuparsi in maniera più efficace nel momento in cui si presenta il problema reale, stabilendo cosa è possibile fare imparare ad avere in mente i propri obiettivi e come raggiungersi, senza lasciarsi trascinare dal pensiero catastrofico di ciò che potrebbe accadere di terribile; non farsi dominare dai pensieri negativi: "sono un fallito", "gli altri non mi vogliono", "chissà cosa pensano i miei amici"
Molto efficaci si sono dimostrate le terapie di desensibilizzazione: ovvero esporsi gradualmente alla situazione temuta con l’attiva partecipazione del terapeuta che affiancando il paziente durante l’esposizione, concorda via via con lui i passi successivi, i tempi e le precauzioni.
Comprendere e affrontare le cause che hanno generato lo stato ansioso o l’attacco di panico comporta tempi più lunghi e interventi più articolati.
Inoltre, quando gli stati d’ansia, di panico o di confusione compaiono nell’ambito di contesti difficili vita (presenza in famiglia di malattie degenerative, disturbi psichiatrici, violenza domestica, dipendenze patologiche) può essere necessario un intervento complesso che tenga conto del contesto e, in alcuni casi, la consulenza congiunta di più figure professionali.